Gli adolescenti nella rete Normalità, dipendenza e ritiro sociale

L’adolescenza (dal latino adolescentia, derivato dal verbo adolescĕre tradotto con crescere), 
è la fase della vita durante la quale l’individuo conquista le capacità e le competenze 
necessarie ad assumersi le responsabilità future tipiche dello stato adulto. 

L’assunto per il 
quale l’adolescenza ha inizio nella biologia e si conclude, o meglio si compie, nella società 
riassume significativamente le ragioni che permettono di definire la cronologia di questa 
età. Infatti è con la pubertà (cioè la maturazione biologica che rappresenta la fine dell’età 
della fanciullezza e che consente ad ogni persona di essere idoneo a riprodursi) che inizia 
l’adolescenza; che si conclude con l’emergere dell’autonomia (garantita dalla coppia 
genitoriale, che deve confliggere positivamente con i propri figli al fine di consentire la 
realizzazione dello “sgancio” dal nucleo familiare, che altrimenti diventerebbe 
patologicamente invischiante), della coerenza, della responsabilità con cui l’individuo si 
rapporta con il mondo. Cronologicamente questa fase si colloca tre i 14/15 – 18/19 anni per 
le ragazze e tra i 15/16 - 19/20 per i ragazzi. Quindi l’adolescenza termina nel momento in 
cui la persona è in grado di stabilire rapporti significativi con un’altra persona, con i gruppi 
di riferimento più vicini e con un ambiente di vita allargato, sia sul piano della sessualità e 
dell’affettività, sia sul piano lavorativo. 
In questo periodo, considerato un vero e proprio “terremoto esistenziale”, l’adolescente 
attraversa continue trasformazioni (sul piano fisico/comportamentale, emotivo e 
psicologico), che l’osservatore esterno (famiglia e scuola) riconosce come squilibrio, 
precarietà e instabilità. A dispetto di tutte le problematiche che caratterizzano questa, 
delicata, fase della vita, è di “vitale importanza” andare oltre, esercitare la propensione al 
“superamento”, allenarsi a “guardare dentro” questo periodo, all’adulto non del tutto 
estraneo. È doveroso offrire un immagine dell’adolescente largamente positiva. Infatti se è 
vero che l’adolescenza è un periodo complesso (non un problema), è altresì vero che la 
maggior parte degli adolescenti risponde efficacemente, forse anche brillantemente, ai 
propri compiti di sviluppo, il cui superamento è fonte di benessere, autostima e buon 
adattamento. La maggior parte nostri giovani è intraprendente, entusiasta, creativa, 
sperimentatrice, riesce bene a scuola, sviluppa interessi, ha delle positive relazioni con la 
famiglia, gli insegnanti e il gruppo dei pari. È una realtà che si dovrebbe vedere con un suo 
valore, un tempo caratterizzato da affetti, pensieri, emozioni e relazioni che evidenziano un 
particolare modo di Essere, distante “anni luce” dai modelli relazioni imposti dagli adulti. 
Compito dei genitori è quello di porsi accanto ai propri figli, camminare con loro nella 
consapevolezza di dover assumere una posizione di compagno e di guida discreta in questo 
meraviglioso viaggio di crescita. Condurre non significa tirare, spingere, fermare o 
rimuovere ostacoli, ma offrire spazi di opportunità e ridiscutere confini e limiti. 
Adolescenza e tecnologia 
L’eccezionale e pervasiva diffusione di internet ha significativamente trasformato la vita 
quotidiana di adulti e adolescenti. Sono proprio i ragazzi e le ragazze a correre rischi 
maggiori e ad essere vittime di ciò che accade in rete. Si assiste ad un iperutilizzo, che porta 
gli adolescenti ad essere apparentemente svogliati e demotivati, trascorrendo ore connessi, 
giocando o scorrendo incessantemente la bacheca dei social network come Instagram, o 
Snapchat. I nativi digitali vivono un presente in cui il mondo della comunicazione è 
caratterizzato da una rivoluzione che per loro si chiama smartphone. Questo oggetto è 
diventato una presenza costante nella vita quotidiana, quasi un compagno fedele. Lo si trova 
ovunque a tavola, sulla scrivania, sul banco, nel letto sempre con l’attenzione rivolta 
all’ultima notifica arrivata. Dai dati emerge che quasi tutti utilizzano la rete per parlare con 
gli amici, ascoltare musica e vedere film; non manca la curiosità per la sfera sessuale. Tra le 
condotte patologiche primeggia su tutte la pratica del grooming, con un’ampia percentuale 
di adolescenti che dichiarano di aver subito tentativi di adescamento da parte di sconosciuti, 
il cyberbullismo e il gioco d’azzardo. Un dato interessante è un 56% di adolescenti che 
riservano parte della navigazione in rete alle attività di studio. 
Per la maggior parte degli adolescenti il “mondo e l’oltre mondo”, reale e virtuale, 
rappresentano due piani di esistenza non contrapposti, ma naturalmente sovrapponibili e in 
discreto equilibrio. Purtroppo alcuni adolescenti non hanno un comportamento così 
equilibrato e trascorrono molto del loro tempo online. La rete diventa un rifugio, una difesa 
attraverso la quale sentono di potercela fare, di poter affrontare, almeno in quel “oltre 
mondo” la “vita”. “Io non sono a mio agio nel mondo reale, le persone che incontro nel 
mondo virtuale le posso scegliere e loro non sanno chi sono, posso essere chi voglio! Nei 
social mi sento libero di esprimermi, sono spontaneo, mi emoziono e non mi vergogno…” 
questo è una narrazione comune a molti di questi adolescenti. Per loro il mondo diventa 
minaccioso e la realtà sempre meno comprensibile e loro stessi sempre meno capaci di farsi 
comprendere. Avere un’altra persona di fronte a sé è faticoso, impegna, è problematico e i 
giovani trovano più facile vivere una relazione mediata dallo schermo, in cui la 
comunicazione è virtuale, che comunicare vis à vis. Genitori cosa fare? La cosa più 
conveniente è fermarsi, avere la forza del silenzio, non dire cosa fare ma mostrare curiosità 
verso il loro mondo, lasciarsi ospitare discretamente, senza invadere o forzare la porta 
d’ingresso del loro fragile cuore, “ragazzi con la testa vuota ma un cuore traboccante di 
bisogno di emozionarsi e far emozionare, amare e lasciarsi amare. Solo allori i figli 
paleranno invece di ritararsi. 
Purtroppo il blackout delle comunicazioni reali ha visto crescere negli ultimi anni il 
drammatico fenomeno conosciuto come “Sindrome di hikikomori”, il ritiro sociale di 
giovani dalla vita reale per darsi a un’esclusiva e reclusiva vita online.

Dott. Giovanni Mattia (referente legalità e sportello ascolto)